Addio Sinisa, Mihajlovic si è spento a 53 anni

SINISA MIHAJLOVIC SORRIDENTE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

La vittoria in Coppa dei Campioni e l’arrivo in Italia

Me ne parlò per la prima volta il mio compagno di banco, Alberto: “in Jugoslavia, mi disse, c’è un calciatore che mi fa impazzire! sarebbe un sogno se la Roma un giorno lo prendesse”….
E quel giorno arrivò!
Sbarcato da Belgrado, dove aveva già vinto una Coppa dei Campioni con la maglia a strisce della Stella Rossa, gli consegnarono la fascia sinistra di una difesa a quattro, non proprio il suo ruolo. Per (mia) fortuna la sua permanenza in maglia giallorossa non fu memorabile e dopo un paio di stagioni, condite da un solo goal in campionato, lasciò la Capitale e si trasferì alla Sampdoria.

La svolta Doria

Lì, l’incontro con Eriksson gli cambiò la vita. Spostato al centro della difesa, il serbo diventa un’arma letale: da “libero” non è un fulmine seppure efficace nelle sue chiusure, ma rilancia l’azione da lontano come in pochi sapevano, sanno e sapranno fare; “gittate” lunghe, potenti e precise che innescano gli attaccanti di turno e soprattutto una precisione formidabile sui calci piazzati. Per i portieri avversari è un vero spauracchio!

La Lazio e lo scudetto del 2000

Nell’estate del 1998 Eriksson e Mancini, nel frattempo approdati alla Lazio, lo vogliono in biancoceleste ritenendolo il tassello fondamentale per registrare la difesa e per conferire alla squadra un’ulteriore iniezione di forza e straordinario carisma. Lui nel frattempo è diventato ancora più lento come difensore ma ha acquisito maggior tempismo, “legge” l’azione prima degli altri e poi, quando proprio non ci arriva…al suo fianco c’è Alessandro Nesta che ne copre ogni magagna. Quando poi l’arbitro fischia un calcio di punizione, IN QUALSIASI PARTE DEL CAMPO, Lui s’avvicina e dagli spalti partono i cori e gli ululati classici che annunciano l’evento imminente, un evento che, direttamente (goal) od indirettamente (assist) si verifica con straordinaria ed imprescindibile puntualità! Anche i corner diventano “micidiali” e la sua intesa con Veron resterà memorabile per i tifosi della Lazio; a turno uno li calcia e l’altro li trasforma. I calci piazzati con Lui in campo sono una SENTENZA! Nella stagione del secondo scudetto della formazione capitolina, realizza da difensore centrale ben 13 reti tra campionato e Coppe! Vince tutto, tranne la Champions, e poi, quando sembra al capolinea, passa all’Inter.

Ancora in campo con l’Inter e poi in panchina

Appena due stagioni col “capitano” Mancini in panchina e poi inizia la carriera di allenatore che lo porta in tante piazze italiane (Milano, Bologna, Catania, Firenze), in Portogallo e naturalmente su quella della Nazionale serba. Le fortune da tecnico sono alterne ma tutti gli riconoscono la capacità di dare un’impronta alle sue squadre, di riuscire a trasmettere quella grinta, quella determinazione, quella cattiveria agonistica che insieme al suo fulmicotonico sinistro ne hanno caratterizzato la carriera da giocatore.

Sinisa uomo vero in campo e fuori

Fuori del campo non è mai stato banale, sia nelle dichiarazioni, sia nei comportamenti; sempre estremo ma sempre dritto per la sua strada, a testa alta e faccia “dura” anche nelle situazioni più complicate. Ed a questa sua “sfacciataggine”, al suo orgoglio, al suo carattere di ferro che tutti noi che gli vogliamo bene ci siamo appellati sin dal primo momento in cui siamo venuti a conoscenza, dalle sue stesse parole, di quel nemico subdolo e nascosto, che lo aveva colpito alle spalle proprio nel momento della rinascita tecnica, dopo una splendida stagione sulla panca del Bologna.
Sinisa ha reagito da par suo: a denti stretti, muso duro e cappellino in testa, si è sottoposto alle pesanti cure e al trapianto di midollo osseo, continuando a guidare il Bologna, alternandosi tra campo e videochiamate.
Sembrava avercela fatta.
Poi l’esonero e il nuovo attacco del male. Fino alla notizia che mai avremmo voluto dare, mai avremmo voluto sentire o leggere…
Per noi, che l’abbiamo tifato dagli spalti, resteranno sempre impresse nella mente due cose: lui che con sguardo deciso e palla in mano si avvicina al punto di battuta di un calcio di punizione e il grido che si alzava dalla curva: “e se tira Sinisa, e se tira Sinisa, e se tira Sinisa è Goooollll…”.