Guardando la classifica di serie A, dopo due giornate, si notano cinque squadre a 0 punti: le neopromosse Bologna, Carpi e Frosinone, l’Empoli e…la Juventus. Eh sì, la squadra che ha vinto gli ultimi quattro campionati, la decima Coppa Italia a maggio e che si è arresa solo al Barcellona dei tre tenori (e non solo) nella finale di Champions League di Berlino, è fanalino di coda. Lesa maestà? No, solo un avvio di campionato disastroso, anche se tanti (addetti ai lavori e non) sostengono che i bianconeri abbiano meno fame degli scorsi anni e che si stiano adagiando sugli allori. Tutto questo dopo soli 180′ di gioco, un po’ poco per essere così tranchant.
L’ultima, e fino al triplice fischio di Rizzoli di domenica pomeriggio, volta che la Juventus era a zero punti dopo due giornate risale niente meno che alla stagione calcistica 1912/1913, quando esisteva la “Prima categoria” e non il girone unico. A distanza di 103 anni, la storia si è ripetuta: sconfitta casalinga contro l’Udinese nel tempio dello “Stadium” alla prima giornata e 2 a 1 all’”Olimpico” contro la Roma, che non batteva in casa la Juventus dal 16 febbraio 2013. La stessa Roma (ora rafforzatasi, e di molto, in questo calciomercato) che lo scorso maggio arrivò seconda a 17 punti dai torinesi.
Sul web gli sfottò tra tifosi non sono mancati, come le critiche al mercato estivo del club ed alcune strategie apportate da mister Allegri. Ca va sans dire che la maggior parte dei mugugni sono contro la dirigenza per non aver compensato le perdite di Andrea Pirlo, Carlos Tevez ed Arturo Vidal, i tre giocatori simbolo della Juventus di questi anni capace di centrare il poker di scudetti, il record di punti in campionato ed il triplete nazionale la scorsa stagione. I tre giocatori hanno lasciato la Juve (e l’Italia) per tre diversi motivi: nuova esperienza negli Usa per uno, nostalghia di casa per l’altro e l’offerta di mercato irripetibile del Bayern Monaco per il “guerriero” cileno.
Nel suo complesso, il mercato della Juventus è stato ricco (e dispendioso di euro) ma ci vorrà tempo affinché Mandzukic, Khedira, Dybala, Rugani, Zaza, Alex Sandro, Cuadrado, Lemina e Hernanes possano entrare efficacemente nei gangli dei meccanismi di Allegri.
Come se non bastasse, la Juve ha svincolato anche Fernando Llorente, risparmiando sull’ingaggio ma non incassando il becco di un quattrino dal Siviglia, la sua nuova squadra. Il destino ha poi voluto che nel girone di Champions dei bianconeri ci fosse proprio lo stesso Siviglia, oltre che al Manchester City ed al Borussia Mönchengladbach. In campionato, i biancorossi spagnoli (che hanno in rosa anche un ex juventino, Ciro Immobile) ed i tedeschi non stanno andando per nulla bene anche loro (un punto in due partite per gli andalusi, zero in tre partite per i bianconeroverdi), mentre i citizens sono a punteggio pieno dopo quattro incontri di Premier League. Insomma, ci sarà da faticare anche in Europa, visto che il girone di Pogba è compagni è il più tosto ma quello aperto a maggiori sorprese.
Tornando alla partita di sabato, si è vista in campo una Juve strana, una Juve “contiana”: tre giocatori in difesa, centrocampo con gli esterni che fluidificano, un mediano che faceva ripartire le azioni e davanti due punteros. Peccato che Allegri non sia uno da 3-5-2, ma da 4-3-3 (o da trequartista dietro le punte), portando la Juve a lottare anche per l’Europa che conta dopo tanti anni. Dov’è l’errore? Il tecnico juventino giocatori importanti infortunati e fa di necessità virtù, però quello che pare mancare oggi alla sua squadra sono grinta, carattere e personalità, ovvero ciò che ha portato la squadra a vincere in questi anni Dieci.
In mezzo al campo, hanno giocato Simone Padoin come viceMarchisio (out per infortunio) e Stefano Sturaro in appoggio a Paul Pogba, con il buon Simone nel complesso, uno dei meno peggio visti in campo.
Come se non bastasse il primo gol romanista è arrivato su calcio di punizione: Miralem Pjanić ha fatto “il Pirlo” e ha battuto Gigi Buffon sul palo interno, lasciandolo immobile: il centrocampista bosniaco ha tirato un calcio di punizione degno dell’ex numero 21 bianconero. Come se non bastasse (e due), il raddoppio lo ha siglato colui che la Juve ha cercato in molte finestre di mercato di portarsi a casa non riuscendoci mai, Edin Dzeko. Ed il gol del puntero ex Manchester City sarebbe stato segnato tranquillamente da uno come Llorente, per non dire da Mandzukic. L’attaccante croato in campionato non ha ancora segnato, anche se contro l’Udinese ha fallito tre facili occasioni da rete (di cui una di testa) e sabato non si è visto in campo per 90′.
Tra i tifosi serpeggia molto malumore, soprattutto in chiave mercato: per due mesi Marotta ha trattato con lo Shalke 04 Julian Draxler, il trequartista che voleva Allegri. Prima di lui si era parlato anche di Mario Gotze, fantasista anch’esso e come il classe ’93 campione del Mondo in Brasile. Nessuno dei due è arrivato, anzi Draxler si è accasato al Wolfsburg, che ha sfruttato i soldi incassati dalle cessioni di Ivan Perisic e Kevin de Bruyne (quasi 100 milioni di euro in due), pagando 35 milioni più bonus al club di Gelsenkirken, dando un quinquennale da 5 milioni al giocatore. I bianconeri non potevano competere ed hanno optato per un giocatore di fantasia come Hernanes, costato nel complesso poco (11 milioni), ma che conosce benissimo il calcio italiano.
Juventus dunque in crisi? Forse sì visto che, rispetto alla partita contro l’Udinese, con la Roma ha fatto un notevole passo indietro, anche se si è vista una buona Juve gli ultimi dieci minuti di gioco, che hanno visto non a caso Dybala accorciare le distanze: se il gol fosse arrivato prima e non all’88’ magari il pari dall’”Olimpico” i bianconeri lo avrebbero portato in cascina.
Mancano ancora trentasei partite, 108 punti in palio e la Juve siamo certi si farà trovare preparata su tutti i fronti per i quali lotterà da qua alla fine, “coppa dalle grandi orecchie” in primis.
Ci sono tanti quesiti cui Allegri dovrebbe rispondere: Garcia ha gettato nella mischia il neo arrivato Lucas Digne, perché il tecnico livornese non ha schierato subito Alex Sandro? Perché Cuadrado e Pereyra hanno giocato solo gli ultimi quindici minuti, facendo bene nel complesso? E Lichtsteiner perché non falca più la fascia destra come ai tempi d’oro? E Pogba, che fine ha fatto il “polpo” che lo scorso anno ha deciso molte partite, diventando un vero trascinatore della squadra e che in questi primi 180 minuti è stato per nulla decisivo? Colpa del numero pesante che indossa, colpa dello schema tattico o colpa di alcune (troppe) sirene di mercato? Dopo la pausa Nazionali, ed il primo match di Champions, si spera che i quesiti possano avere una risposta.
Questa pausa non può che far bene al club torinese: innanzitutto torneranno disponibili Alvaro Morata, Claudio Marchisio e forse Sami Khedira potrebbe tornare convocabile. I bianconeri, alla ripresa, ospiteranno la sorprendente capolista Chievo Verona (sei punti su sei in classifica e sette reti segnate, miglior attacco) ed il martedì dopo, allo “Stadium”, arriverà il Manchester City del capocannoniere uscente della Premier Sergio Aguero, di Yaya Tourè e del colpo di mercato de Bruyne (oltre ad una squadra ricca di campioni). La Juventus dovrà tirare fuori grinta ed artigli per tornare ad essere la Vecchia Signora di un tempo, anzi di pochi mesi fa.
Tifosi juventini, vedetela così: era dal 1912 che la Juve non perdeva due partite di seguito? Diciamo che i record sono fatti per essere battuti, o eguagliati. E la Juve ci è riuscita dopo oltre un secolo “di attesa”.