La notizia ha destato scalpore due giorni fa: Marcello Lippi tornerà in Cina ad allenare il Guangzhou Evergrande. Con il club di Canton, per due anni allenatore e per una come direttore tecnico, Lippi vinse tre campionati consecutivi, una Coppa di Cina e, soprattutto, la Champions League asiatica, fra il 2012 ed il 2014.
LIPPI TORNA IN CINA
Tornato in Italia nel 2014, si è parlato tanto del tecnico viareggino: da in lizza per allenare ancora la Nazionale ad un ruolo di prestigio in Federcalcio, fino ad entrare nello staff tecnico del Milan, tornando così in una squadra di club italiana da quando nel 2004 lasciò la Juventus. Non se ne fece nulla e Lippi era, come si dice in gergo, “a spasso”. Ma uno dei tecnici più vincenti della storia del calcio italiano non poteva rimanere ancora a lungo disoccupato, anche se le “primavere” per lui sono ormai sessantotto.
IL PIU’ PAGATO AL MONDO
Ed ecco la notizia-bomba: Lippi ancora una volta in Cina, ancora una volta nel Guangzhou Evergrande. Ed il patron del club di Canton, Liu Jong Zhuo, gli ha fatto un’offerta monstre: contratto triennale da venti milioni l’anno e Lippi che diventa l’allenatore più pagato del Mondo superando Josep Guardiola, Carlo Ancelotti e José Mourinho.
Nel frattempo, dopo il primo addio di Lippi, il club cinese ha vinto a mani basse altri due titoli nazionali, una Supercoppa di Cina ed un’altra Champions League asiatica con in panchina Luis Felipe Scolari. L’obiettivo del club sarebbe quello di vincere anche il Mondiale per club, visto che i forti investimenti di permetteranno al club rosso di imporsi ancora nel campionato nazionale, cercando di confermarsi anche a livello continentale con la speranza di diventare nel giro di pochi anni anche la squadra più forte del Mondo. Il livello rispetto alle vincitrici della Champions League europea e della Copa Libertadores è ancora inferiore, ma chissà mai che un giorno il calcio cinese possa superare essere alla pari con quello di Europa e Sudamerica.
Lippi eredita, come detto, la panchina da Felipe Scolari che a sua volta l’aveva ereditata di Fabio Cannavaro,, ora nella serie cadetta cinese sulla panchina del Tianjin.
La domanda che sorge spontanea è questa: cosa spinge un signore di 68enne a gettarsi ancora a capofitto in un bis di un’esperienza esotica ma vincente? Il tecnico viareggino ha espresso una sola parola: fiducia. Ed il motivo è semplice: i progetti cinesi sono concreti, girano molti soldi, tutto è solido e non raffazzonato come si pensa. E il fatto che Milan ed Inter abbiano nuove dirigenze cinesi ne è l’esempio, tenuto conto che il calcio cinese ha avuto in questi ultimi anni molti investimenti di imprenditori che credono nella Cina come nuova Mecca calcistica. Gli stadio sono pieni, il livello tecnico della Super League sta migliorando visto che in questi ultimi cinque anni sono arrivati molti giocatori (a metà tra i fine carriera e chi voleva giocare provando l’ebbrezza dell’esotico) hanno mandato in visibilio le tifoserie: dall’argentino Dario Conca (per una stagione il calciatore più pagato al Mondo) a Seydou Keita; dall’ex Tottenham e Siviglia Frédéric Kanouté a Tim Cahill; da Demba Ba a Jô; dagli italiani Diamanti e Gilardino fino a Robinho, Didier Drogba, Nicolas Anelka e Jackson Martinez che lo scorso anno rifiutò il passaggio al Milan per andare a riempirsi le tasche con milioni di yuan vestendo la maglia del Guangzhou Evergrande. E quest’estate ha destato clamore il miliardario passaggio del nostro Graziano Pellé dal Southampton allo Shandong Luneng con un ingaggio di 38 milioni di euro in due stagioni.
La storia da allenatore di Lippi è chiara: se non si gioca per vincere, lui non si mette in gioco, ma si pensava ad un suo ningresso nell’area tecnica della Nazionale accanto a Giampiero Ventura, suo coetaneo.
Facciamo un passo indietro: la Federcalcio chiese a Lippi di entrare nel nuovo corso azzurro dopo la fine dell’Europeo e lui accettò. Per due mesi interloquì con alcuni allenatori papabili come eredi di Antonio Conte. Lippi aveva già firmato un pre-contratto con la FIGC per poi non farsene nulla a fine giugno. Ed il motivo era semplice: in Federcalcio, in base ad un regolamento, non possono esserci conflitti di interesse ed il motivo era il fatto che il figlio di Lippi, Davide, è di professione agente di calciatori, di cui alcuni della Nazionale. Tavecchio, Presidente FIGC, disse che avrebbe fatto entrare il tecnico toscano nello staff tecnico modificando il regolamento e la Federcalcio era in attesa della pronuncia della Corte federale. Lippi, uomo tutto d’un pezzo, disse che non voleva che il lavoro del figlio potesse essere compromesso e salutò tutti, dicendo che in Federcalcio sono “fuori di testa”.
E Lippi, invece di godersi la “pensione”, ha deciso di ripartire da dove aveva lasciato e la super offerta cinese gli ha fatto capire che era ancora ora di vestire tuta e scarpini.
Ai tifosi queste faccende burocratiche interessano fino ad un certo punto (anche se il trattamento riservato a Lippi ha avuto molte critiche sul web), a loro interessa il calcio giocato e le vittorie. Nonché il fatto che i tecnici italiani piacciono molto all’estero. E anche questo significa esportazione del made in Italy.